solki
PEACOCK EYES

Tracklist:

  1. Puddle

  2. Fuck Youth

  3. Peacock Eyes

  4. Liza’s For All

  5. Empty Bag Jellyfish

  6. Wriggled Arms

  7. In A Bounce

  8. Jealous Girl

  9. Little Planner


Serena Altavilla – voce, chitarra
Lorenzo Maffucci – chitarra
Alessandro Gambassi – batteria, synth

Testi di Serena Altavilla
Musica di Serena Altavilla e Solki


Prodotto da Alessandro Fiori. Registrato e mixato da Alessandro Fiori allo Studio Rudere, Casentino (AR) ad aprile e maggio 2016. Masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà, Tredozio (FC) a giugno 2016.

COMUNICATO STAMPA

Gli opposti fanno un giro completo e arrivano a toccarsi.

Intrecciato come un domino giocato in tre da Serena Altavilla, Alessandro Gambassi e Lorenzo Maffucci, e ricompattato insieme al musicista-produttore Alessandro Fiori, il secondo disco dei Solki sceglie il pavone come animale simbolo della fragilità, della bellezza, delle contraddizioni che definiscono le relazioni umane.

L’album, intitolato “Peacock Eyes”, è un discorso sintetico sulla vanità e sull’abbaglio che essa cerca e determina. La ruota degli occhi del pavone si mostra in tutto il suo dilemma, splendido ma goffo simbolo di rinascita.

“Peacock Eyes” realizza una fusione più ordinata e compatta rispetto al gioco lo-fi dell’album d’esordio dei Solki.

Resta sostanzialmente invariato l’impianto strumentale dream punk indirizzato dalla voce argentina di Serena Altavilla e appoggiato sul contrappunto delle chitarre e sul fraseggio radicale di una batteria ridotta ai suoi elementi essenziali.

Su questo tessuto si propagano colori strumentali aggiunti da Alessandro Fiori durante la registrazione del disco, avvenuta per lo più in presa diretta in due giorni di lavoro primaverile presso lo Studio Rudere in Casentino.

«Esiste un luogo ideale: un punto di vista sopraelevato, una collina che domina una pianura. Dall’alto si osservano i contrasti: come la vanità nasconda una disperazione, una attenzione mancata; perché il desiderio del possesso sia legato a guardare una persona non per come è ma per come si vorrebbe che fosse; come si possa aver desiderio e sete di persone che non si sa davvero come sono. Si può trovare, appartato in qualche zona scura, il coraggio di ammirare anche il brutto delle cose belle».